Il dolore durante la penetrazione coinvolge il 12-15% delle donne in età fertile e fino al 44% delle donne in post-menopausa sessualmente attive e nonostante molte donne lo sperimentano ancora ad oggi si prova imbarazzo a parlarne, con il proprio partner o con il proprio ginecologo di riferimento.
Il dolore alla penetrazione può dipendere da moltissimi fattori, presenta infatti una natura multisistemica e multifattoriale. Molte sono infatti le cause associate a questo sintomo, genericamente definito come dolore e quindi opposto rispetto al piacere; quello che normalmente bisognerebbe provare durante il rapporto
sessuale.
Porre attenzione alle caratteristiche di questo dolore è la chiave principale per scoprirne la causa, facendo attenzione innanzitutto a quando e dove è localizzato il dolore: prima della penetrazione (atteggiamento fobico connesso a vaginismo), durante (mialgia/ipertono del pavimento pelvico) o dopo il rapporto sessuale
(dovuto a microabrasioni introitali da ipolubrificazione, bruciore, irritazioni o cistiti) all’introito vaginale o all’inizio della penetrazione o nella parte vaginale più profonda, se il dolore è localizzato a livello della vagina, o si propaga anteriormente all’uretra e alla vescica o posteriormente al retto, se permane per tutta la durata del rapporto, o se si attenua.
Le cause e i fattori anche ambientali ed emotivo psicologici sono quindi tantissimi. Tra questi è importante sottolineare il ruolo del pavimento pelvico, e in particolar modo il circolo vizioso ad esso correlato.
Quando la percezione dolorosa perdura per più tempo e non è solo un evento raro e sporadico, il nostro corpo mette in atto una reazione innata e difensiva di contrazione e chiusura muscolare, volta ad evitare e allontanare lo stimolo doloroso. Tuttavia questo stato di contrazione della muscolatura perivaginale non fa altro che aumentare la percezione dolorosa stessa nel momento della penetrazione, alimentando a sua volta la reazione innata. Ecco quindi che indagare e lavorare sul pavimento pelvico e sulla componente
emotiva ad essa correlata è sempre consigliato, se non altro per fornire alla donna strumento di propriocezione e prevenzione.
Il lavoro muscolare in questi casi ha come scopo ultimo la normalizzazione del tono muscolare: come?
Imparando a rilassare volontariamente la muscolatura del pavimento pelvico, insegnando esercizi di auto-stretching e auto-massaggio che la donna può effettuare da sola o eseguire insieme al partner prima del rapporto penetrativo, massaggio circolare sui tender point, ossia a livelli delle aree dolenti dei muscoli interessati (metà vagina, a livello dell’inserzione dell’elevatore dell’ano sulle spine ischiatiche). Il massaggio e lo stretching autopraticati, privi di costi, permettono alla donna di sentirsi progressivamente più conscia della sua contrazione difensiva e di controllare almeno una componente del dolore. All’interno delle sedute si può poi sfruttare il biofeedback elettromiografico: la tecnica utilizza un elettromiografo di superficie
collegato ad una sonda endovaginale che trasmette sullo schermo sotto forma di onde l’attività del muscolo alla richiesta di contrazione e rilassamento, permettendo alla paziente una visione in tempo reale della correttezza dell’esercizio che sta compiendo e ha quindi la possibilità di imparare a controllare la muscolatura pelvica riducendo progressivamente l’ipertono che la caratterizza.
Bibliografia
Graziottin A. Serafini A. Dispareunia: sintomi, segni, terapia 86° Congresso nazionale della Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia (SIGO) su "Donna oggi: essere e benessere - La medicina al servizio della donna", Milano, 14-17 novembre 2010